L'interno
è a croce greca (unico esempio attuale a Padova) con due
cappelle laterali costruite nel 1834 ai lati del presbiterio,
che ne snaturano l'architettura originaria.
Sopra la bussola d'ingresso si trova la cantoria con organo costruito
nel 1912, da Annibale Pugina, ristrutturato ed arricchito di nuovi
registri nel 1996 con riporto della consolle al piano.
Sulla parete sinistra si trovava il dipinto raffigurante S.
Espedito martire di Mitilene; fu trafugata nel 1997 e al suo
posto è stata posta una foto rimpicciolita.
Nel braccio sinistro del transetto, S. Benedetto, consegna
la sua Regola monastica a S. Agostino è una "discreta
tela" di scuola veronesiana della fine '500, inizi '600.
Sulla parete di sinistra e sulla parete di fronte della cappella
della Madonna, si trovano due oli attribuibili a Costantino Pasqualotto
detto "il Costantini" celebre affrescatore di ville
palladiane; il primo a sinistra rappresenta Gesù asciugato
dalla Veronica, il secondo la Maddalena che bacia i piedi
di Gesù durante il banchetto in casa di Simone.
Sopra l'altare della cappella, già di S. Luca e ora della
Madonna, di marmo in tipico stile barocco del '700, è incastonato
un prezioso affresco che riproduce, "alla maniera di Giotto"
una splendida Madonna con Bambino. L'affresco ritrovato durante
la ristrutturazione del 1778 e restaurato da Francesco Zanoni,
fu nuovamente restaurato nel 1998 sotto la direzione della Soprintendenza.
L'affresco è attribuibile con buon margine di sicurezza
a Giacomo Giusti, più conosciuto come Giusto de'Menabuoi
(l'artefice dei magnifici affreschi del Battistero). Le piccole
corone d'argento dorato che incorniciano i volti della Vergine
e del Bambino sono stati aggiunti dall'orafo Paolo Bonato nel
1995.
Sulla parete sinistra del braccio nord della chiesa, La Pietà,
dipinto ad olio su tela Attribuibile a Bartolomeo Montagna (1450
- 1523). Segue a destra una stupenda teca intagliata e dorata
del 1700 che racchiude una stampa devozionale raffigurante S.
Antonio da Padova.
La pala dell'altare della cappella seguente, titolata a S. Giuseppe,
rappresenta il Transito di S. Giuseppe tra Gesù e Maria.
E' opera certa di Cosroe Dusi, nato a Venezia nel 1808 e morto
a Marostica nel 1859, pittore eclettico che lavorò molto
nel Veneto, in Germania e specialmente in Russia.
Il presbiterio è dominato dal monumentale altare maggiore
di marmo, decorato a commesso, con pietre dure semipreziose, da
Francesco Corbarelli negli anni 1667-68. Al centro si innalza
il tabernacolo a forma di tempietto a pianta quadrata. Ha quattro
frontoni triangolari sorretti da colonnine corinzie, tamburo ottagonale
con sul lato anteriore, ad intarsio marmoreo, L'Ultima Cena
e sopra il tamburo una cupoletta a spicchi. Ai lati dell'altare
i due Angeli, in marmo bianco, sono attribuibili allo scultore
Michele Fabbri (1644-1684), detto "L'Ongaro", perché
nato in Ungheria. Sulla parete sinistra del presbiterio, la tela
rappresentante L'infanzia della Vergine è attribuita
a Francesco Porcia detto"Apollodoro" inscritto alla
fraglia dei pittori, con sede a S. Luca nel 1606. Sulla parete
destra è La Nascita di Gesù di Pietro Liberi
(1614 - 1687).
Sopra il tabernacolo, un baldacchino ovale in legno istoriato
e dorato, racchiude un dipinto ad olio di scuola veneta del 1600
che raffigura L'Eterno Padre attorniato da Angeli, che
tiene in mano il globo del mondo sormontato da una croce.
Sulla calotta del presbiterio sono emersi affreschi settecenteschi.
Ai lati, in quattro medaglioni, recentemente restaurati, sono
rappresentati i simboli degli Evangelisti: il leone di
S. Marco, il bue di S. Luca, l'angelo di S. Matteo e l'aquila
di S. Giovanni. Al centro, in un cerchio perfetto è l'Ostensorio
che rappresenta l'esaltazione dell'Eucarestia, di recente rifatto
magistralmente dal pittore padovano Dionisio Gardini.
La pala dell'altare maggiore raffigurante S. Luca, di Pietro
Damini (1592 - 1631) è dipinta ad olio su tela centinata.
Sullo sfondo la Torlonga con in cima una specula, per dimostrare
che ai primi del Seicento serviva come torre d'avvistamento. Sul
piano superiore la Vergine col Bimbo alla sua sinistra S. Giustina
e S. Prosdocimo, alla sua destra S. Antonio e S. Daniele; sul
piano inferiore S. Luca in atto di dipingere la Madonna.
La pala dell'altare della cappella di destra, rappresenta un chiostro
del monastero carmelitano di Lisieux, dominato dalla dolce figura
di S. Teresa del bambino Gesù. Il dipinto fu eseguito
nel 1925 da Silvio Travaglia.
A destra dell'arco della cappella è incastonata la lapide
con iscrizione latina che ricorda la consacrazione della chiesa
nel 1381.
Nel braccio destro del transetto, a sinistra dell'altare, del
B. Crescenzio, si trovava una piccola tela ad olio, copia della
Consolata di Torino eseguita nel 1905 da Pietro Paietta; il 19
gennaio 1912 fu sovrapposta all'affresco giottesco e lì
rimase fino al marzo 1995 quando qui fu trasferita. Trafugata
nel novembre 1995, fu sostituita con una foto.
Dionisio Gardini, pittore padovano, eseguì nel 1997 la
splendida pala dell'altare del Beato Crescenzio fondatore di questa
chiesa. In primo piano il Beato porta in mano la chiesa da lui
fondata, nel piano superiore, a destra, il chiostro del monastero
di S.Cecilia da lui fondato, a sinistra un capitello con la Vergine,
sullo sfondo, la Cattedrale e la Torlonga. Nella parete destra
di questo altare si trova la Crocefissione di Gesù di ignoto
autore veneto del '700.
A destra della consolle dell'organo è collocata una tela
che rappresenta S. Filomena, attribuita ad Eugenio Guglielmi,
pittore padovano del primo '800. Sotto la tela, una lapide con
l'elenco dei rettori di S. Luca.
Architettura
Nel 1174, nel luogo dove si trovava un antica chiesa dedicata
ai Dodici apostoli e demolita qualche tempo prima per far spazio
alle mura cittadine, il Beato Cresenzio de' Camposampiero fece
costruire una nuova cappella, a ridosso delle mura, utilizzando,
per il suo arredo interno quanto di bello e prezioso si poté
recuperare dalla demolita chiesa.
Il nome originario fu mantenuto fino a quando, il 19 marzo 1177,
fu rinvenuto il corpo di San Luca Apostolo presso la Basilica
di Santa Giustina ed il Beato Cresenzio cambiò alla chiesa
il titolo originario dei Dodici apostoli in quello dell'Evangelista
san luca.
Nel 1320, infine, per disposizione di Giacomo primo da Carrara
fu abbattuta anche quella chiesa e ricostruita nel luogo in cui
ora si trova. Fu consacrata il 18 ottobre del 1381 come afferma
l'epigrafe posta a destra della cappella di S. Teresa del Bambino
Gesù.
La facciata è semplice, con due paraste ioniche per ciascun
lato dell'ingresso ed il timpano sormontato da tre statue in pietra
raffiguranti la Madonna al centro, S. Francesco
a destra e S. Antonio a sinistra. Sopra la porta d'ingresso,
un'epigrafe ricorda la riapertura della chiesa al culto il 2 luglio
1815, dopo la soppressione napoleonica del 1807. Sul lato destro
della facciata un'altra lapide, fatta apporre nel 1955, dal prof.
Giuseppe Flores D'Arcais ricorda il battesimo avvenuto in questa
chiesa del clavicembalista padovano Bartolomeo Cristofori, inventore
del pianoforte.
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